Riflessioni sul davanzale con le mani ben appoggiate
Di Marco Fantoni
Una finestra della nostra rivista è sempre dedicata all’Amore per i poveri. È una finestra che cerca di “far vedere attraverso”, che invita a sporgersi un po’ appoggiando le mani in modo sicuro sul davanzale e guardare cosa succede nei molti orti che stanno “non solo sotto casa”. E sì, perché se anni fa (oramai anni luce) si poteva parlare solo di orticelli sotto casa, da decenni invece si parla anche di orti che si trovano nel resto del mondo.
La potenza della televisione che ti attira davanti al video, costringendoti magari a rinunciare alla lettura del libro di cui ti mancano solo 20 pagine per terminarlo, ti “obbliga” a guardarla. I telegiornali ci proiettano ogni sera le ../../../../ di quello che succede da Capo Horn a Capo Nord, oppure dalla Costa californiana a quella della Tasmania. C’è la notizia principale, seguita dall’approfondimento con, se del caso, l’ospite in studio che racconta le sue considerazioni sull’argomento. Poi l’immancabile servizio sulle tristi vicende israeliane (quelle in Libano sono cadute nel dimenticatoio, anche se qualche TG ogni tanto inventa la rubrica delle notizie “dimenticate”). La politica e la cronaca nazionale, intervallata da “notizie in breve”, lo sport e a dipendenza del calendario, i servizi “rosa” o di altri colori, per vivacizzare o rattristare ulteriormente l’utente televisivo, dopo le notizie trasmesse poco prima. Conclude l’augurio di una splendida serata in compagnia della rete di turno. Le notizie, come detto, le guardiamo, poi se le vediamo, è un altro discorso.
Nelle trasmissioni radiofoniche, siano esse pubbliche o private, il bombardamento dell’informazione è quasi fastidioso. Spesso ogni trenta minuti le emissioni sono interrotte da flash o veri e propri notiziari che ti ricordano l’informazione già sentita la sera prima e approfondita nel notiziario del mattino.
Ti senti, di fatto, una persona assuefatta; gli scontri di Gerusalemme fanno parte della quotidianità, non ci fai più caso, la vacca pazza c’è, ma solo nelle altre nazioni, dunque possiamo continuare a mangiare carne indigena, l’Africa che muore di fame non esiste, non “vende più” e poi “usano i soldi del Nord solo per acquistare armi”. Le elezioni negli Stati Uniti erano diventate una telenovela e non si vedeva l’ora che fosse scelto un presidente, andava bene sia il democratico sia il repubblicano, bastava che i servizi radiotelevisivi la smettessero di propinarci la minestra riscaldata di una settimana prima, con opinionisti che ogni giorno si smentivano fra loro. I terremoti si sovrapponevano, non si riusciva più nemmeno a scegliere a chi fare l’offerta, l’India, il Salvador… E qui faccio un inciso, perché anche in queste due catastrofi naturali si è creato un “terremoto nel terremoto”, per dirla con i vescovi del Salvador. In India a soffrire maggiormente sono i poveri penalizzati oltre che dal sisma anche dalle Caste che “filtrano” gli aiuti. Prima loro poi eventualmente i poveri, coloro che non appartengono a Caste particolari. Nel Salvador i vescovi hanno sostenuto che “non basta avere il desiderio sincero di servire le vittime; bisogna farlo con responsabilità ed efficienza. (vedi riquadro a parte)
La televisione, la radio, la stampa, i mezzi di comunicazione in generale fanno il loro dovere. C’è chi lo fa bene, con un equidistanza oggettiva, con commenti intelligenti e mirati. C’è anche chi l’informazione la travisa, ad uso e consumo, condizionato dai periodi elettorali, dalle situazioni politiche, ecc. Comunque dà una censura personale che dipende dal messaggio che si vuol trasmettere. Anche nelle televisioni pubbliche, ci sono le reti in appalto alle varie forze politiche (leggi Italia) e ti ritrovi la medesima notizia diffusa con modalità diverse. Per le reti private vale lo stesso ragionamento a meno che non ci siano più reti che fanno capo alla medesima “ideologia” (leggi Berlusconi). Nella stessa stampa c’è poi chi si preoccupa di una valutazione critica del ruolo dei mass-media, con osservazioni che possono dare fastidio, ma che sono oggettive (da noi leggi Azione-Migros).
Nel nostro piccolo cerchiamo di comunicare delle notizie, delle situazioni che ci riguardano direttamente o indirettamente e sicuramente molte informazioni sono di parte e ci mancherebbe altro. Quella parte che riguarda la Chiesa e il suo Magistero, le prese di posizioni ufficiali, i discorsi del Papa, iniziative a favore della dignità dell’Uomo, i progetti di Caritas Ticino, i commenti e prese di posizione di organismi sopranazionali, di politica locale, ecc.
Soprattutto per la rubrica Amore per i poveri, alcune notizie, sono prese da agenzie d’informazioni minori (nel senso dell’importanza), agenzie che riportano spesso quello che non vediamo nei telegiornali, che non ascoltiamo alla radio e che raramente leggiamo sui giornali, eccetto quelli che hanno un’attenzione particolare e possibilità di approfondimento sui temi citati in precedenza (leggi Avvenire).
Giornalmente leggendo queste notizie si è tentati di volerle diffonderle tutte, quasi con la presunzione di voler dire: “Io so che succede questo, piuttosto che quello e allora sono migliore di chi non le diffonde”.
Evidentemente Caritas Ticino dà molta importanza all’informazione, alla comunicazione, senza pretendere di farlo meglio degli altri. Il taglio dato soprattutto alla rivista è volutamente con tematiche impegnative, ma non può assumere ruoli che non riuscirebbe, oggi come oggi, nemmeno a sostenere.
Nella
finestra Amore per i poveri, ogni tanto, si cerca anche di approfondire temi
che nei mass-media sono riportati, a volte, solo come comunicati d’agenzia.
È il caso della situazione alimentare mondiale (vedi ad esempio il numero
della rivista precedente), delle donne sfregiate in Bangladesh, delle deportazioni
in Siberia, dei bambini soldato in Sierra Leone, ecc. Tutto questo, ripeto,
senza la presunzione di essere migliori di altri, ma con lo scopertine/copo di poter
aprire quella finestra che ogni tanto resta un po’ troppo chiusa, ma sempre
con le mani saldamente appoggiate sul nostro avanzale.